NoTav: gli indiani di valle

locandina notav

anno: 2005
durata: 54′
Produzione: Overfilm/Dianetfilm
Soggetto e regia: Adonella Marena
Fotografia: Alberto Airola, Adonella Marena
Suono: Giorgio Pettigiani
Montaggio: Massimo Cellerino
Montaggio del suono: Saverio Damiani
Musiche: Davide Balistreri, Emmanuele De Paoli

Film completo:

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NOTAV è una scritta che da 15 anni appare in tutti gli angoli di un’intera valle, su muri, montagne, case. È il grido della valle di Susa ,un territorio a nord-ovest dell’Italia, tra Torino e le montagne che portano in Francia.
Cosa significa?
Questa valle, da secoli votata al transito di popoli e civiltà ed oggi già sacrificata all’attraversamento per tutta la sua lunghezza di due statali, un’autostrada, una ferrovia internazionale, oltre che di un fiume e due elettrodotti, deve ulteriormente piegarsi a corridoio di servizio, in nome del “Progresso”.
E’ stato deciso dai vertici della politica e dell’economia che di qui passerà il TAV, cioe’ il treno ad alta velocita’ Torino-Lione. Una linea nuova, costosissima per la comunita’ ( tra le future grandi opere in Europa) che prevede gallerie tra le piu’ lunghe del mondo, scavate in montagne amiantifere e ricche di uranio, prevede milioni di metri cubi di roccia da smaltire non si sa come e paesi devastati per sempre.
Trent’anni di cantieri, di camion, di polvere, di rumore assordante ( un treno merci ogni 6 minuti) amplificato dall’eco di una stretta valle di montagna: questo e’ il possibile futuro per gli abitanti valsusini.
Per anni nessuno li ha coinvolti nel progetto. Nessuno si e’ occupato di affrontare concretamente i rischi ambientali e idrogeologici, l’inquinamento acustico, il dissesto delle falde acquifere e la diffusione dell’amianto nell’aria.
Nessuno, fuori da qui, si occupa dell’invivibilita’ futura, della morte di un intero territorio.
Ma gli abitanti della valle, in quasi 40 comuni, da tanti anni si informano, chiedono il confronto, resistono alla pressione sempre piu’ forte.
Da anni scrivono libri, documenti, canzoni, si organizzano in comitati, fanno marce, campeggi presidi e consigli comunali nei prati, tappezzano case e muri di striscioni, compongono installazioni ed enormi NoTAV ovunque, anche sulle montagne piu’ alte.
La popolazione della valle, la’ dove ha visto il possibile sconvolgimento del proprio futuro, ha risposto ovunque, al di la’ delle classi sociali, degli schieramenti politici e religiosi, delle differenze generazionali, costruendo un laboratorio di democrazia partecipata che comprende i sindaci, i ragazzi dei centri sociali, i medici, i vecchi partigiani, gli ambientalisti, i sacerdoti, gli anarchici e le massaie.
Ma oltre la valle e’ difficile essere ascoltati. Si liquida la protesta con l’accusa di localismo, egoismo o arretratezza montanara.
Nell’estate 2005 improvvisamente si accendono i riflettori dei mass-media e i notav diventano sempre piu’ un caso nazionale: all’arrivo delle ruspe per i sondaggi oppongono strategie inconsuete.
Con i sindaci in testa impediscono l’avvio dei cantieri, per affermare l’irriducibile necessita’ di “resistere per esistere”.
La valle viene militarizzata, ma richiama in sua difesa migliaia di persone giunte da tutta Italia, perche’ la resistenza valsusina smuove la sensibilita’ e la riflessione su temi piu’ generali.
Come il rapporto tra democrazia ed economia, tra progresso e vita.
Il film racconta questa opposizione attraverso le voci e le azioni dei personaggi che rivelano un movimento trasversale di straordinaria vitalita’, con lo sfondo di un paesaggio contradditorio dove convivono tradizione e cambiamento, autostrade e boschi silenziosi, fabbriche e vecchie abbazie. La Sacra di San Michele che domina imponente tutta la valle, è presenza costante, sguardo vigile che dilata lo spazio e il pensiero su questa vicenda.

Note:
Su esplicita richiesta della Comunita’ Montana Bassa Val di Susa, da anni riferimento delle istanze cittadine, e in difficolta’ a far uscire le sue ragioni dai confini della valle, e’ nato il progetto di questo film-documentario
Quindi la prima finalita’ era conoscere le rivendicazioni del territorio e il modo per esprimerle, un’esperienza unica in Italia per originalita’ e compattezza (pensiamo allo schieramento di oltre 30 sindaci davanti ai cantieri per impedire i lavori, sostenuti da migliaia di persone) per determinazione e chiarezza nell’esercizio di un diritto, quello di difendere la propria terra, la propria salute, le risorse ambientali ed economiche.
La seconda finalita’, conseguente, era sviluppare da una storia locale, che sembrava marginale, una riflessione piu’ ampia sui quesiti che oggi riguardano tutti, come le basi dello sviluppo sostenibile, la gestione democratica delle scelte economiche, il rispetto per le minoranze.
Questa storia rappresenta un esempio di avanguardia, riconducibile a situazioni che ovunque in seguito si sono sviluppate, con gli stessi inquietanti meccanismi.