Il cartun d’le ribelliun – Il carretto delle ribellioni

da Venaus a Roma a passo d’uomo

locandina cartun
anno: 2008
durata 85’
produzione: Don Quixote / Djanetfilm/produzionidalbasso con il sostegno di Film Commission Piemonte Doc Film Fund
fotografia: Fabio Colazzo, Adonella Marena
montaggio: Dario Castelli Marco Duretti
musiche: Davide Balistreri
distribuzione: Carta/Djanetfilm

 
 
 
 
 

Una mattina d’estate da Venaus in Val di Susa parte una marcia, che percorrendo in 15 giorni 800 chilometri, arriva a Roma.
A piedi, in treno, in bici, la marcia a bassa velocità del movimento notav esce dalla valle per far conoscere le ragioni della sua opposizione all’Alta Velocità e ai faraonici progetti delle cosiddette Grandi Opere.
Per strada i marciatori incontrano persone, luoghi, eventi e bande musicali; raccolgono le voci di molte comunità, costrette a subire scelte spesso inutili, costose o devastanti sul proprio territorio. Alla marcia si aggiungono i No Mose da Venezia, i No Ponte da Messina, i No coke dal Lazio: così, caricati su un carro-risciò, che viene chiamato il cartun d’le ribelliun, decine di documenti dei comitati d’Italia arrivano a Roma per essere consegnati da una delegazione al parlamento.
E’ la storia di un’utopia contagiosa, che parte da una concreta e straordinaria esperienza di democrazia partecipata, da un piccolo paese tra le montagne, per incontrare nel cammino fino a Roma i volti di un’Italia che desidera ritrovare il senso della comunità e non si piega al pensiero unico di questo modello economico.

Note:
Con un film precedente (“Indiani di valle” 2005) ho avuto modo di seguire e di conoscere da vicino le vicende della Val di Susa.
In questo, seguendo le avventure dei marciatori valsusini, ho voluto raccontare la forza aggregativa che spinge persone molto diverse per età, temperamento, formazione culturale e politica a intraprendere insieme un viaggio per comunicare la propria esperienza; per dare voce, attraverso un metodo politico originale, a quesiti controversi, come il rispetto dei beni comuni, la sostenibilità di questo sviluppo, la democrazia partecipata. Ho voluto raccontare soprattutto la capacità espressiva di questo gruppo, tra l’armata Brancaleone e il laboratorio politico ambulante, che si mette in gioco e coniuga, come strumento consapevole, rigore e ironia, utopia e materialità.
La necessità più evidente era trovare degli elementi costanti, in una storia dove le persone, i luoghi, le situazioni sono tanti e mutevoli.
Il Carretto delle Ribellioni è diventato allora l’oggetto simbolico, l’elemento di coesione del gruppo, che richiama lungo il cammino il senso e lo stile di questo viaggiare, la sfida formale di un contenitore da circo per un contenuto di particolare valore.

Rassegna stampa rassegna stampa 2

Locandina Rebeldia

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